Linfociti T attaccano una cellula tumorale (http://www.focus.it/scienza/salute/cancro-i-miti-da-sfatare)

Alle tradizionali chemioterapia, radioterapia e chirurgia si è aggiunta in tempi più recenti una quarta strategia per combattere il cancro: l’immunoterapia. Il suo scopo è di utilizzare componenti del sistema immunitario del paziente per riconoscere e neutralizzare le cellule cancerose. Una delle strade più promettenti per il futuro dell’immunoterapia è quella dei linfociti CAR-T.

Fig 1 Globuli bianchi e rossi (http://biology-igcse.weebly.com/blood-cells—structure-and-functions.html)

 

I linfociti T sono una componente dei cosiddetti globuli bianchi, vengono prodotti nel timo e circolano nel sangue: sono i nostri “soldati” e ci proteggono da patogeni e cellule anomale. Che i linfociti T giochino un ruolo importante nella difesa contro il cancro è noto, poiché sono potenzialmente in grado di distinguere le cellule tumorali da quelle sane, attaccando le prime e risparmiando le seconde. Come fanno i linfociti T a riconoscere le cellule tumorali?

 

Fig 2 Un linfocita T riconosce una cellula infetta grazie al TCR

 

 

Il cancro è il risultato di una serie di mutazioni genetiche e di conseguenza spesso esprime sulla propria superficie proteine assenti invece nelle cellule sane. Un linfocita T è potenzialmente in grado di “vedere” queste proteine, che si chiamano antigeni, molto meglio di noi: il suo occhio è il recettore dei linfociti T, in inglese T-cell receptor o TCR. Non esiste un solo tipo di TCR: popolazioni di linfociti con specificità diverse hanno TCR diversi e il numero totale di antigeni che possono riconoscere è immenso e va naturalmente ben oltre quelli espressi sulla superficie delle cellule tumorali. È attraverso questo stesso sistema che i linfociti T riconoscono e combattono i batteri patogeni, ad esempio, o qualsiasi altra sostanza estranea.

 

 

 

Veniamo finalmente ai linfociti CAR-T: la sigla sta per “Chimeric Antigen Receptor”. I CAR sono quindi linfociti T chimerici, opportunamente ingegnerizzati in laboratorio per essere ancora più letali nei confronti del tumore. Linfociti T normali vengono isolati dal sangue del paziente e “armati” con un recettore assemblato in laboratorio, ancora più mirato e potente del TCR. Il recettore CAR è detto chimerico perché costituito da diverse componenti: una porzione di un anticorpo che riconosce il target tumorale con grande specificità e una porzione intracellulare che spinge la cellula ad attivarsi in maniera particolarmente aggressiva contro il tumore stesso.

Fig. 3 La struttura di un recettore CAR (https://weekly.biotechprimer.com/hacking-the-immune-response/)

 

I metodi per ingegnerizzare i linfociti T del paziente sono diversi e normalmente consistono nel trasferimento nella cellula di interesse del DNA contenente le istruzioni per l’assemblaggio del recettore. Dopodiché le cellule così modificate vengono re-iniettate nel paziente. Ovviamente la procedura non manca di reazioni collaterali, come buona parte delle terapie anticancro: la potenziale tossicità è associata all’aggressività di queste cellule che producono un grande numero di citochine, composti proteici in grado di modificare il comportamento altre cellule. Queste sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, ma in quantità eccessiva possono causare una condizione nota come “tempesta di citochine”, che in alcuni casi costituisce una minaccia per la vita stessa del paziente.

 

Erika salvatori

 

Fonti: