Cimici tra le tende, nei vestiti, sui muri, sembra quasi un’invasione. Ma da dove arrivano? E perché sono così tante?

L’insetto che ci pare di trovare ovunque è la cimice bruno marmorizzata, Halyomorpha halys, ed è una specie aliena invasiva. Nulla a che fare con navicelle spaziali e raggi laser; si tratta di insetti che non sono dove dovrebbero essere: sono stati importati in un nuovo ambiente che hanno trovato favorevole per la sopravvivenza e la riproduzione.

Halyomorpha halys. Foto: Pixabay

Prima di tutto, un po’ di chiarezza sui termini.

  • Una specie autoctona è una specie presente nel territorio non introdotta dall’uomo.
  • Una specie alloctona (o aliena) è una specie introdotta dall’uomo, accidentalmente o volontariamente, in un nuovo territorio, diverso dall’area di origine.
  • Una specie alloctona (o aliena) invasiva è una specie alloctona che causa danni alla biodiversità, ai sistemi ecologici, all’economia e alla salute dell’uomo e degli altri animali.

In Europa, le specie aliene sono circa 12000 e più di 3000 si trovano in Italia. Delle 12000 specie totali, il 10-15% è composto da specie invasive. Oltre ai danni ambientali, hanno un grande impatto economico: circa 12 miliardi di euro ogni anno solo nell’Unione Europea.

Sono state introdotte dall’uomo in luoghi diversi da quelli d’origine, soprattutto a causa dell’incremento del commercio, dei viaggi e del turismo. Le vie d’ingresso principali sono porti e aeroporti, dove il movimento di persone e merci fa in modo che le specie si diffondano. Inoltre, vengono importate come ornamenti, animali da compagnia e per attività come la pesca sportiva, oppure succede che fuggano da allevamenti e zoo o che cittadini irresponsabili le rilascino in natura.

Quali danni provocano le specie invasive?

In poche parole, compromettono l’equilibrio di un ambiente: competono per le stesse risorse delle specie autoctone, possono alterare la composizione di quelle presenti in una determinata area, degradano gli habitat che occupano e cambiano il tipo di suolo.

Queste specie sono considerate la seconda grande minaccia alla biodiversità della Terra: hanno contribuito al 54% delle estinzioni di animali e continuano a minacciare l’esistenza di molte specie presenti.

Anche l’impatto sulle attività produttive è rilevante. Tra gli effetti ci sono la devastazione dei raccolti, la perdita del bestiame e la distruzione degli argini dei fiumi. Per quanto riguarda la salute, possono trasmettere allergie o malattie, sia alle specie animali e vegetali che all’uomo.

Myocastor coypus. Foto: Pixabay

Tornando alle temute cimici, la specie invasiva sopracitata è originaria dell’Asia orientale (Cina, Taiwan, Giappone e Corea) ed è apparsa in Europa nel 2004. In Italia è stata individuata per la prima volta nel 2012 e si è diffusa velocemente nel territorio, diventando dannosa per le cimici autoctone, l’ambiente e le coltivazioni, perché si nutre di una grande varietà di piante. Si sospetta anche che possa causare allergie respiratorie e dermatiti da contatto.

Nel periodo invernale, le cimici si raggruppano in luoghi chiusi e riparati per superare il freddo ed è per questo che le troviamo in casa.

Nel 2015 le temperature medie in Italia sono state più alte rispetto al resto dell’Europa e questo ha favorito la sopravvivenza delle cimici asiatiche. In particolare, nella Pianura Padana le cimici si riproducono due volte all’anno, al contrario di quanto avviene nel resto dei luoghi europei.

 

Cosa si può fare?

La risposta è: prevenzione. È più facile impedire l’accesso delle specie invasive che cercare di eliminarle o contenerle una volta insediate nell’ambiente.

L’Europa ha stilato un elenco di 49 specie invasive per le quali è vietata l’introduzione, la detenzione, l’allevamento, la coltivazione, il commercio, la vendita, la riproduzione e il rilascio nell’ambiente e 33 di queste sono presenti in Italia.

Si tratta, ad esempio, del giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), del calabrone asiatico (Vespa velutina nigrithorax), del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), della testuggine palustre americana (Trachemys scripta) e della nutria (Myocastor coypus).

I proprietari degli animali da compagnia inseriti nella lista, come le testuggini palustri americane,

hanno dovuto denunciarne il possesso al Ministero dell’Ambiente e spiegare le modalità adottate per impedire la riproduzione e la diffusione. I parchi zoologici, i giardini botanici e i centri di ricerca possono chiedere apposite autorizzazioni. Per chi non rispettasse le leggi, sono previste importanti sanzioni.

Procambarus clarkii. Foto: Pixabay

Nel caso delle cimici asiatiche, le istituzioni stanno pensando di inserire la vespa samurai (Trissolcus japonicus) per diminuire il numero degli insetti dannosi. Si tratta di un antagonista naturale della cimice, è lunga un paio di millimetri e depone le proprie uova all’interno di quelle delle cimici: quando le larve nascono, si cibano delle cimici in formazione.

Per il momento, è stata permessa l’introduzione delle vespe solo a scopo di studio e ricerca; si tratta comunque di un’altra specie alloctona e non è ancora chiaro il possibile impatto sull’ambiente.

Trissolcus japonicus. Foto: U.S. Department of Agriculture

Fonti:

https://www.researchgate.net/publication/309349778_Specie_aliene_invasive_il_caso_della_cimice_bruna_marmorizzata_Halyomorpha_halys_Heteroptera_Pentatomidae_in_Italia_e_nel_territorio_modenese

https://www.wwf.it/news/notizie/?uNewsID=37780

http://www.specieinvasive.it/index.php/it/

https://www.giornaledibrescia.it/italia-ed-estero/le-cimici-asiatiche-potrebbero-avere-le-ore-contate-1.3309174

http://entnemdept.ufl.edu/creatures/beneficial/wasps/Trissolcus_japonicus.htm