È accaduto in Cina, alla “Chinese Academy of Science Institute of Neuroscience” di Shanghai e lo studio è stato pubblicato sulla celebre rivista “Cell”, creando molto scalpore e non solo nel mondo scientifico: sono state clonate per la prima volta due scimmie con la tecnica detta somatic cell nuclear transfer (SNCT).

Le due scimmie, della specie Macaca fascicularis, sono le prime ad essere state clonate tramite somatic cell nuclear transfer (SCNT), la stessa tecnica usata per la pecora Dolly (Immagine: Xinhua/Newspictures)

È bene però precisare che Zhong Zhong e Hua Hua non sono le prime scimmie ad essere state clonate.

Già nel 1999 era stata ottenuta Tetra, un macaco clonato in USA tramite una tecnica detta splitting embrionale, che mima il processo che avviene quando vengono generati i gemelli identici (omozigoti) nel ventre materno, ma che permette di ottenere un massimo di quattro individui identici.

L’importanza della nascita delle due scimmiette cinesi è dovuta al fatto che per la prima volta dei primati non umani sono stati clonati tramite la stessa tecnica usata per la celebre pecora Dolly nel 1996 a Edimburgo. Il somatic cell nuclear transfer è stato utilizzato negli anni per clonare molte specie animali, ma mai prima di oggi si era riusciti ad applicare la tecnica ai primati.

Il SCNT si basa sul trasferimento del nucleo, e quindi del materiale genetico presente in una cellula somatica (in questo caso particolare si tratta di fibroblasti fetali) in una cellula uovo privata del nucleo. In parole povere, il DNA di una cellula adulta di una scimmia donatrice viene inserito in una cellula uovo di un’altra scimmia; l’ovocita viene poi impiantato in una madre surrogata, e l’individuo che nascerà sarà geneticamente identico alla scimmia che ha donato il nucleo del fibroblasto iniziale.

Il problema che i ricercatori avevano trovato fino ad oggi coi primati è dovuto al fatto che, rispetto alle altre specie, nelle scimmie ci sono molte più modificazioni epigenetiche del DNA, che rendevano inefficiente la tecnica. Il DNA nelle cellule somatiche viene infatti modificato a seconda della funzione che svolgono nell’organismo, e questa riprogrammazione, detta appunto epigenetica, è stata evitata dai ricercatori cinesi trattando le cellule donatrici con specifici modulatori epigenetici.

In realtà anche nel caso di Zhong Zhong e Hua Hua il successo della tecnica è stato bassissimo, con soli due individui nati su più di 300 impianti. Tuttavia i ricercatori cinesi sono riusciti a evitare che le modificazioni epigenetiche presenti nel DNA della cellula adulta donatrice potessero interferire con l’efficienza dell’impianto.

Il vantaggio del poter utilizzare la tecnica del SCNT anche sui primati non umani sarà in futuro quello di poter creare molti individui identici tra loro per avere dei modelli animali standardizzati per lo studio di molte malattie. Si potranno infatti riprogrammare alcuni geni dei cloni, ad esempio con la tecnica Crispr-Cas9 (da Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, che consiste in un intervento di precisione che consente la correzione mirata di una sequenza di DNA) per avere modelli di malattia da poter studiare in maniera riproducibile, dal cancro alle patologie neurodegenerative.

Sono molte tuttavia le perplessità arrivate anche dallo stesso mondo scientifico. Ad esempio dei modelli così standardizzati potrebbero non essere ideali per la sperimentazione dei farmaci, oggi diretta sempre più verso terapie personalizzate proprio in base al genoma dei singoli individui. E ovviamente molte sono anche le questioni etiche sollevate dalla clonazione di una specie così vicina all’uomo.

Per il momento è comunque improbabile lo scenario della clonazione umana, anche se teoricamente possibile, e le piccole Zhong Zhong e Hua Hua saranno seguite attentamente nella loro crescita per accertarsi che il loro sviluppo fisico e cognitivo sia uguale a quello delle altre scimmie della loro età.

Di R. A.

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