L’utilizzo frequente di antibiotici ha portato allo sviluppo di ceppi batterici resistenti a questi farmaci, spingendo i ricercatori ad isolare nuove molecole antibatteriche per contrastarli ovvero i peptidi (proteine). Questa nuova classe di antibiotici è rappresentata dai peptidi antimicrobici (AMPs, Anti Microbial Peptides) che trovano già impiego in numerosi campi come l’agricoltura, l’industria alimentare e l’acquacoltura, a cui va aggiunto il campo clinico che negli ultimi 25 anni ha intensificato le proprie ricerche.

Gli AMPs appartengono al sistema immunitario innato, in grado di esercitare un’azione antimicrobica contro diversi patogeni dannosi per la salute dell’uomo e per la qualità degli alimenti. Quelli di origine naturale sono piccole molecole di lunghezza variabile, contenenti dai 10 ai 50 amminoacidi. Essi costituiscono la prima linea di difesa degli organismi contro una grande varietà di agenti esterni ed hanno una doppia valenza, perché oltre a proteggere circa l’80% delle specie animali inferiori e tutte le piante dall’attacco dei patogeni, giocano un ruolo importante anche nell’immunità degli organismi superiori collegando i meccanismi dell’immunità innata ed acquisita.

Sono ulteriormente suddivisi in due sottoclassi: AAMPs (anionici, carica netta negativa) e CAMPs (cationici, carica netta positiva). Questi ultimi rappresentano il gruppo maggiormente studiato ed utilizzato per lo sviluppo di nuovi farmaci. Sono considerati ottimi candidati come agenti terapeutici per molteplici ragioni: agiscono contro batteri Gram positivi e negativi, lieviti e virus e sono prodotti da una vasta gamma di organismi tra cui insetti, piante, batteri, funghi, anfibi e mammiferi. Sono caratterizzati da rapidità d’azione e riescono a neutralizzare le endotossine. Hanno bassa capacità di indurre la comparsa di ceppi resistenti e la loro azione battericida diretta sia verso cellule in attiva divisione che verso cellule quiescenti li rende dei farmaci promettenti anche per il trattamento di infezioni croniche.

Il principale bersaglio molecolare dei CAMPs è la membrana batterica, il meccanismo d’azione non è del tutto chiaro perciò sono stati proposti una serie di modelli che prevedono un’interazione elettrostatica dovuta alle cariche opposte tra peptidi e membrana che ne altera la struttura facilitando l’accesso all’interno della membrana.

Attualmente il metodo di produzione classico conosciuto per la produzione di queste molecole è la sintesi chimica ma richiede costi elevati e tempi molto lunghi. In alternativa al metodo sintetico è stata utilizzata una tecnica ricombinante mediante la quale i peptidi sono espressi in un ospite eterologo che normalmente non lo produrrebbe, il più utilizzato è E. coli, e successivamente vengono isolati da esso per studiarne la capacità tramite saggi di attività antimicrobica. Alcuni di quelli già prodotti hanno mostrato un’elevata efficienza su ceppi di Staphylococcus aureus (foto a sinistra) e Pseudomonas aeruginosa (foto a destra).

Ad oggi sono sette i CAMPs in fase di studio clinico, soprattutto per applicazioni topiche. Ad esempio, per il trattamento di ferite infette ed ulcere, per la prevenzione delle infezioni associate all’uso dei cateteri ed altri ancora per il trattamento di infezioni del cavo orale.

Fonti

Wiesner J e Vilcinskas A, Virulence 1(5):440-64 (2010)

Mahlapuu M et al., Front Cell Infect Microbiol 6:194 (2016)