Il Pozzo Ultraprofondo di Kola fu un progetto di perforazione della crosta continentale condotto dall’Unione Sovietica nella Penisola di Kola. Il progetto venne avviato nel 1962 e i lavori nel 1970 con l’intento di raggiungere i 15.000 metri di profondità. L’opera consiste in una perforazione centrale da cui poi si diramano vari pozzi: uno di questi raggiunse i 12.262 metri nel 1989 stabilendo un record di profondità dalla superficie che resta ancora imbattuto. L’alta temperatura riscontrata (180 °C invece dei 100 °C attesi) a quella profondità fece ritenere un ulteriore approfondimento irrealizzabile poiché il calore avrebbe impedito alle punte perforanti di funzionare. Il progetto venne concluso nel 2005 per mancanza di fondi, il cantiere venne smantellato e il sito fu abbandonato nel 2008.

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Il progetto ha permesso un considerevole balzo in avanti nella conoscenza della crosta continentale, fino ad allora (e anche in seguito) studiata principalmente con metodi geofisici ai quali però mancava un riscontro ‘materiale’ delle rocce attraversate. Parecchi assunti si rivelarono errati: in particolare si constatò che l’incremento di velocità delle onde sismiche alla profondità di 4-9 km non era dovuta a una diversa composizione delle rocce (il cosiddetto limite granito-basalto) ma ad una trasformazione del granito indotta dalla elevatissima pressione. Destò sorpresa anche l’intensa fratturazione della roccia: questa apparve completamente satura di acqua cosiddetta ‘juvenile’, cioè non proveniente dalla superficie bensì da minerali contenuti in rocce mai affiorate e rimasta intrappolata a grande profondità.
Vennero rinvenuti fossili ben conservati alla profondità di 6.700 metri e i campioni rocciosi più antichi furono datati ad un’età di 2,7 miliardi di anni.

I reperti estratti durante la perforazione (che in gergo, per via del loro aspetto, vengono chiamati carote) sono conservati in un grande magazzino nella vicina città di Zapoljarniy, e sono ancora oggi oggetto di studi.

Quella di Kola non è stata l’unica opera del suo genere, ma ad oggi rimane senza dubbio quello di maggior successo. Vari altri tentativi di perforazione della crosta sono stati condotti per scopi di ricerca scientifica o petrolifera, come in Qatar e nell’isola russa di Sakhalin. Qui i pozzi hanno raggiunto lunghezze maggiori di quelle toccate a Kola ma, essendo estesi in direzione obliqua e non verticale, sono rimasti ad una minore profondità assoluta.

AP

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