Per la scienza moderna, la realizzazione della fusione fredda sarebbe l’equivalente della pietra filosofale per gli antichi alchimisti, ovvero lo strumento grazie al quale essi sostenevano di riuscire a trasformare i metalli poveri in oro e argento. Ai giorni nostri, la vera sfida è fondere due atomi ed ottenerne uno più grande, realizzando così la fusione nucleare.

Andrea Rossi, inventore dell’Energy Catalyzer (E-cat) sostiene di esserci riuscito e promette, grazie al suo dispositivo, di spazzare via in un sol colpo tutti i problemi energetici dell’umanità.

Illustrazione raffigurante un Alchimista a lavoro.

Illustrazione raffigurante un Alchimista a lavoro.

L’E-cat sarebbe in grado di trasformare Idrogeno e Nichel in Rame, producendo molta più energia termica di quella usata durante l’intero processo di fusione. In sostanza l’E-cat sarebbe una fonte di energia infinitamente “rinnovabile”. Secondo alcuni sarebbe soltanto l’ennesima bufala, ma secondo (pochi) altri questa rappresenterebbe la scoperta più importante della storia.

Per comprendere meglio come funziona questo dispositivo, dobbiamo fare qualche passo indietro. Ciò che distingue un elemento chimico da un altro è il numero di protoni all’interno del suo nucleo ovvero il numero atomico. L’idrogeno ha numero atomico 1, il Nichel 28, mentre il Rame ha numero atomico 29. Durante una reazione di fusione nucleare due atomi di un certo elemento si avvicinano fino a fondersi insieme. Nell’E-cat, l’unico protone del nucleo dell’ Idrogeno si unisce a quello del Nichel generando così un atomo di una specie diversa, il Rame.

Questo processo avviene di continuo nelle stelle in cui gli atomi di idrogeno si fondono per formare atomi di elio (numero atomico 2). Le altissime temperature al loro interno, 8 milioni di gradi Kelvin, forniscono l’energia necessaria al processo di fusione.

I protoni sono tutti carichi positivamente e quanto più si avvicinano a vicenda tanto più si respingono, esattamente come può succedere tra due calamite. Per produrre un nuovo elemento chimico è necessario quindi vincere la reciproca repulsione elettromagnetica dei protoni all’interno dei nuclei atomici. Solo quando la distanza diventa molto piccola e grazie alla presenza neutroni (che non hanno carica elettrica) e alle interazioni nucleari forti, le particelle finiscono per attrarsi a vicenda e fondersi in un solo nucleo.

Schema della struttura di un atomo. La figura mostra il nucleo con i protoni (+) ed i neutroni (O), circondati dagli elettroni (-).

Schema della struttura di un atomo. La figura mostra il nucleo con i protoni (+) ed i neutroni (O), circondati dagli elettroni (-).

Il termine “fusione fredda” si riferisce allo stesso processo ottenuto però a temperature e pressioni decisamente inferiori, come quelle ottenibili in un laboratorio terrestre.

La stessa possibilità teorica di ottenere le condizioni per reazioni di questo tipo in laboratorio è controversa: occorre avvicinare i nuclei atomici ad una distanza tale da vincerne la repulsione e, come nelle stelle, anche sulla Terra un tale processo richiede enormi quantità di energia. I sostenitori della fusione fredda ritengono possibile ovviare a questi problemi utilizzando un qualche catalizzatore che, intervenendo nella reazione, ne aumenterebbe la velocità e diminuirebbe l’energia necessaria alla sua attivazione.

Il dott. Rossi sostiene che il suo dispositivo riesca nell’impresa producendo Rame partendo da polvere di Nichel combinata con Idrogeno gassoso a basse pressioni. Il tutto sarebbe alimentato da normalissima corrente elettrica e in presenza di un mix segreto di catalizzatori.

Due esperimenti, nel Dicembre 2012 e nel Marzo 2013, a detta dell’inventore, sembrerebbero confermare il funzionamento dell’E-cat. Questo però è ancora tutto da verificare: i due esperimenti sono stati condotti in condizioni differenti e non possono quindi considerarsi come riprove. In entrambe le circostanze sarebbe stata misurata una quantità di calore in uscita molto superiore a quello in entrata. Questo vorrebbe dire che viene prodotta più energia di quella che viene fornita all’E-cat, un fenomeno del tutto inspiegabile.

Manca inoltre una spiegazione scientifica del fenomeno. Il dubbio principale rimane come l’E-cat riesca a svolgere un processo che non avviene in natura: persino nelle stelle, Idrogeno e Nichel non si combinano per produrre Rame. Quello che si è osservato nelle stelle invece è esattamente l’opposto: il decadimento del Rame in Nichel. La fusione di elementi per creare nuclei più grandi di quello del Nichel a livello teorico non può avvenire: si tratta di una reazione endoergonica, cioè assorbe energia dall’esterno invece che rilasciarla, come se accendessimo un fuoco per raffreddare l’ambiente.

Un’ulteriore fatto degno di nota è che il fenomeno della fusione nucleare è ampiamente studiato in diversi laboratori di fisica

Per avere un’idea di quanto la fusione sia un processo complicato da ottenere in laboratorio basta pensare al National Ignition Facility (NIF), il quale solo quest’anno è riuscito per la prima volta al mondo ad ottenere la fusione nucleare. Questo è stato possibile usando un macchinario che consiste in 192 fasci laser (per un totale di 500 trilioni di Watt di potenza) puntati verso un campione d’oro. I raggi X emessi dall’oro hanno reso possibile la compressione di un guscio (del diametro di qualche millimetro) contenente idrogeno. Il gas contenuto nel guscio è stato compresso fino ad avere il diametro pari a quello di un capello e solo a quel punto è stata osservata la fusione nucleare.

La capsula utilizzata dal NIF per il loro esperimento sulla fusione nucleare. L’apparato che lo circonda serve a mantenere temperature criogeniche (18K, ovvero -255°C).

Questa è stata una delle scoperte più sensazionali degli ultimi mesi ed è considerato dalla comunità scientifica il primo vero grande passo verso la fusione nucleare.

Riguardo all’E-cat vi sono troppe domande senza risposta, come la natura del misterioso catalizzatore e l’assenza di radioattività prevista dopo una reazione di fusione. Mancano inoltre dati sul Rame prodotto, sul combustibile utilizzato, non ci sono risultati di test indipendenti e manca del tutto una peer-review dell’ambiente scientifico internazionale. Nel frattempo, nonostante tutte queste considerazioni, l’imprenditore Rossi promette la commercializzazione del dispositivo.

Rosaria Marraffino